La Villa d'Orri: storia e caratteristiche dell'unica villa reale in Sardegna

Dimora gentilizia di proprietà dei Marchesi Manca di Villahermosa, è situata a Sarroch, nelle vicinanze di Cagliari, in una località denominata "Orri", sulla riva di ponente del Golfo degli Angeli, al Km 16,1 della S.S. 195 "Sulcitana". [ENGLISH VERSION]

Foto @bmauiso
L'assetto attuale risale all'impostazione dato alla Villa da Stefano Manca, marchese di Villahermosa e S. Croce, negli anni del soggiorno cagliaritano della Corte sabauda (1799-1814), durante il forzato esilio in seguito all'occupazione francese del Piemonte.
Unica "villa reale" esistente in Sardegna, ubicata in un'amena posizione tra i colli e il mare, circondata da un parco ricco di essenze arboree e alberi ad alto fusto, la facciata a monte si collega al giardino all'italiana con una scala a tenaglia, adorna di busti marmorei di stile neoclassico, mentre il prospetto verso il mare si inserisce armoniosamente nel paesaggio naturale attraverso un ombroso porticato sormontato da una soleggiata terrazza ornata da uno stemma sabaudo; nell'ampia corte, monumentali esemplari di Ficus Magnoliodes dalle tipiche radici aeree.
Famosa per aver ospitato illustri personaggi storici, tra i quali Carlo Felice di Savoia con la consorte Maria Cristina di Borbone, custodisce preziose memorie, anche documentali ed insigni tesori storici e artistici relativi al periodo dell'esilio sabaudo nell'isola e mantiene ancor oggi gran parte dei suoi originari arredi. Di notevole interesse per il suo legame con la festa di Sant'Efisio la Cappella dedicata alla Vergine del Carmelo.
La Villa con le sue collezioni, insieme alle sue pertinenze e al parco è stata oggetto di notifica da parte del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, che le riconosce un importante valore storico e architettonico come complesso monumentale. (Fonte www.villadorri.it )

Foto @joliemanu8
STORIA. Quando nel 1774 don Giacomo Manca Amat acquistò il terreno nella zona denominata "Vigna di Orri" dai coniugi Palmas, non esisteva ancora una costruzione che potesse definirsi padronale, bensì una ventina di case rustiche con porticati e cortili, la chiesa dedicata alla Santissima Vergine del Carmelo o Santa Maria di Orri, una bottega, la cosiddetta "Ostaria Vecchia", sorta forse sul luogo dell'antica stazione di posta della strada romana da Nora a Cagliari, due giardini, un orto chiuso, due mulini, una fonte, la vigna e circa duemila alberi da frutto. Nel 1799 don Giacomo, quasi settantenne, trasferitosi di nuovo a Sassari e non potendo seguire i suoi affari nella capitale, cedette al figlio Stefano il presidio di Orri. 
Ed è a quel periodo che si può pertanto far risalire la costruzione della villa o la ristrutturazione di uno dei caseggiati rustici. Le vicende della Villa d'Orri sono strettamente legate alla figura di Stefano, marchese di Villahermosa e Santa Croce che, oltre a edificare la villa e farne un importante centro di riferimento culturale e familiare, ospitò nei primi anni dell'Ottocento, proprio nella tenuta di Orri, il re Carlo Felice e la corte in esilio. Successivamente, alla morte di Stefano Manca di Villahermosa, le vicende della famiglia videro la tenuta di Orri ora in buone condizioni, ora abbandonata a se stessa. I discendenti della famiglia Manca preferirono la residenza cittadina a quella di campagna, riservando attenzione soprattutto alla produzione agricola dei terreni circostanti; alla fine dell'Ottocento la villa fu affittata per molti anni prevalentemente a stranieri che restavano incantati dalla bellezza del luogo. La villa conobbe un nuovo periodo di sviluppo con don Vincenzo Manca Aymerich. Ai primi del Novecento, dopo il suo matrimonio con Sofia Franchetti, appartenente a una nobile e facoltosa famiglia toscana, don Vincenzo restaurò la villa per farne la propria residenza d'elezione durante i soggiorni nell'isola. Risanate dalla malaria le terre circostanti, ripuliti il parco e l'accesso al mare, Orri divenne di nuovo un luogo di villeggiatura, particolarmente apprezzato nel periodo estivo. 
Dopo la seconda guerra mondiale la villa subisce, da parte del Genio Civile, il rifacimento parziale delle coperture e viene riedificata un'ala completamente distrutta. L'intero complesso architettonico è impostato su un'asse O-E: asse visivo che dal tracciato stradale arriva al mare; asse di simmetria dell'impianto planimetrico e dei due prospetti principali della villa; asse lungo il quale si articola l'intero organismo composto dal borgo prevalentemente in terra cruda, dai depositi, dalla residenza signorile, dai magazzini. Il corpo centrale della villa (residenza signorile) è esattamente sul confine fra due sistemi di verde: campi coltivati e parco (nella seconda metà dell'Ottocento è sede del vivaio più fornito in Sardegna), dicotomia che si riscontra nei due giardini antistanti, uno a monte (O) formale all'italiana, l'altro a mare (E) più casuale. Il piano terra è adibito a magazzino e fra i vani che lo compongono ne sono stati rilevati tre a pianta rettangolare con copertura a padiglione impostata su un arco a sesto acuto. Tre stanze si aprono su un loggiato che si estende lungo il prospetto E per circa 35 m; è composto da undici arcate a tutte sesto e coperto da volte a vela. La ricchezza manifestata dagli arredamenti interni non traspare affatto dai due austeri prospetti principali, entrambi simmetrici e composti con un rigore quasi ingegneristico. A monte una doppia scala esterna, evidenziata da quattro busti marmorei, da l'accesso al piano nobile direttamente dal giardino. Dalla parte opposta una scala, alquanto anomala, permette il collegamento fra la terrazza del piano nobile ed il parco. Questa scala risulta architettonicamente un oggetto a sé, con un vago gusto neoclassico, pregevole nell'insieme, ma in dissonanza con il rigore riscontrabile ovunque. Attualmente la villa, di proprietà dei discendenti di don Vincenzo, custodisce le memorie e gli archivi della famiglia Manca di Villahermosa. (Fonte www.sardegnacultura.it)


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