La Villa Siotto

La Villa Siotto è una casa padronale dei primi del Novecento, valido esempio di “azienda agricola completa” dove in passato si producevano in quantità olio d’oliva, vino e una grande varietà di frutta, è formata da tre elementi: la Villa, le Pertinenze e un Parco di circa 11 ettari. [ENGLISH VERSION]

La villa è sita nel centro del paese, a poca distanza dall’abitazione che la famiglia paterna occupava in precedenza nel rione di Santa Vittoria. Circondato da un vasto parco alberato e con attigui i fabbricati rustici, l’edificio risulta in costruzione nell’ultimo decennio dell’Ottocento per essere terminato negli anni antecedenti la Prima guerra mondiale nel 1912. Originarie sono le Pertinenze costituite da una serie di edifici connessi alle attività principali dell’azienda. 
Particolare è la posizione della Villa: situata su una collinetta, ha il prospetto frontale rivolto verso il paese.
Dopo la morte dell’ultima edere di Giuseppe Siotto Pintor, il Comune di Sarroch ha acquistato la Villa, le Pertinenze e la collezione fotografica appartenente a Giuseppe Siotto Pintor, dove venivano ritratti i familiari e gli operai che lavoravano nell’azienda agricola. Nell’ultimo piano c’è la mostra fotografica. In essa sono esposte 326 foto in cui vengono rappresentati il territorio di Sarroch, momenti di vita quotidiana della famiglia Siotto,i loro dipendenti e la cittadinanza del paese. La collezione ha un totale di 1251 foto e tutte sono state acquistate dal Comune di Sarroch.
La Villa è utilizzata come sede di Rappresentanza per iniziative culturali e viene scelta inoltre come location per la celebrazione dei matrimoni. (Fonti: Fondazione Giuseppe SiottoComune di Sarroch).


STORIA E CARATTERISTICHE. Il palazzo, edificato sullo scorcio del Novecento - secondo quanto si evince dalle lettere di Giuseppe Siotto custodite nei volumi copialettere presso l'archivio della Fondazione Siotto a Cagliari - consta di un corpo abitativo sviluppato su tre piani, circondato da preesistenti fabbricati connessi con l'attività agricola, e di un parco che si estende per circa dieci ettari. Tutto il complesso è attualmente amministrato dal Comune di Sarroch. A partire dalla seconda metà degli anni '80, in seguito alla donazione fatta da Vincenzina Siotto (1900-1989) in memoria del padre, Giuseppe, l'intero fondo bibliotecario, l'archivio familiare nonché una collezione di fotografie sono stati ceduti alla Fondazione Istituto Storico 'Giuseppe Siotto' di Cagliari. La villa, che ha perduto tutti i suoi arredi originari, conserva camini e nicchie in marmo bianco, pareti decorate a finti marmi o impreziosite da finte carte da parati eseguite con la tecnica dello stendi, in tonalità che vanno dall'indaco al bordeaux a seconda degli ambienti. I pregevoli soffitti sono stati dipinti tra il 1903 e il 1907 - come risulta dall'epistolario custodito presso l'archivio della Fondazione Siotto - da Lorenzo Mattei e Oreste Parenti, due pittori di origine continentale, in quel periodo domiciliati a Cagliari, specializzati nella decorazione d'interni. Del primo non ci è nota la provenienza, il secondo era genovese. I due, che negli stessi anni realizzarono insieme anche la decorazione pittorica della facciata delle Ferrovie Secondarie del capoluogo isolano, si accordarono direttamente con Giuseppe Siotto - come documenta una lettera datata 17 ottobre 1903 - sulla tipologia delle pitture da eseguirsi su tutti i soffitti e delle decorazioni di tutti i muri della casa in costruzione a Sarroch. Tuttavia il repentino scioglimento della società Mattei-Parenti, dovuta a problemi finanziario-gestionali insorti fra i due, provocò il rallentamento dei lavori, presumibilmente eseguiti in tempi diversi senza un comune accordo. Pertanto, anche in mancanza dei disegni preparatori, risulta problematico distinguere le due mani. Ad ogni modo si tratta di opere che risentono ancora del gusto eclettico diffuso nella seconda metà dell'Ottocento. Sul soffitto dell'ampio atrio si scorgono curiose raffigurazioni dipinte su un fondo bianco quadripartito: piccoli centauri si dispongono tra quattro medaglioni contenenti ritratti di illustri personaggi, accompagnati da massime in italiano e in latino; mentre la parte centrale è impreziosita da ghirlande di fiori. Gli altri ambienti al piano terra sono talvolta arricchiti da riquadri contenenti piccoli paesaggi, rondini in volo e serti fioriti; mentre nella sala adibita a studio di Luigi Siotto, così come nel soffitto che copre l'intera rampa di scale, anch'essa ornata da inserti pittorici, compaiono decorazioni di tipo lineare e decori floreali più prossimi allo stile Liberty. Al piano superiore, percorso da una galleria con pareti decorate a finti marmi e soffitti con ampi medaglioni raffiguranti strumenti musicali ed emblemi della pittura e della scultura, si accede ad un grande salone la cui decorazione pittorica, realizzata su disegno del Parenti (che ne rivendica la paternità in una lettera del 18 marzo 1908), è ripartita entro cornici a finti stucchi. Si individuano alcune specie di volatili (tra i quali fenicotteri e aironi), due figure femminili abbigliate alla moda dell'epoca, una delle quali mascherata, conchiglie colme di fiori e grottesche sparse qua e là; mentre al centro domina un grande riquadro azzurro, una sorta di cielo a trompe-l'oeil, in cui quattro paffuti puttini, di discreta fattura, sostengono ghirlande e fanno svolazzare sulle loro teste un drappo dorato. Ad un lato della sala si trova l'emblema della famiglia Siotto, sottolineato dal motto "Servavi”. Merita d'essere menzionata un'altra sala più piccola, che ospitava la biblioteca, il cui plafond reca al centro un mappamondo, accompagnato da un libro e da fogli con disegni d'architettura. Agli angoli sono raffigurate teste di illustri letterati, tra i quali si riconosce Dante Alighieri. I soffitti del secondo piano, invece, conservano pitture ornamentali meno interessanti, realizzate nel 1932 da Giuseppe Citta, pittore decoratore di origine piemontese, per altro autore delle pitture murali dei Municipi di Villasor e Quartu Sant'Elena, e di alcuni ambienti della Palazzina Merello a Cagliari. (Sarroch - Storia, Archeologia e Arte, Comune di Sarroch, a cura di Roberto Coroneo)


Foto @anamariabaraboi
Foto Roberto Caria

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Foto Roberto Caria

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